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Edizione del 22/08/2020
Estratto da pag. 1
Chi sono gli italiani che stanno tessendo la rete di protezione europea per l’Italia?
Da Gentiloni a Buti a Piantini, ecco i protagonisti dell’attività diplomatica che in Europa lavorano dietro le quinte o in prima fila per passare dalla fase dell''emergenza a quella della “ricostruzione”
Mattarella: «Recovery fund occasione di storico rilancio da non perdere»Da Gentiloni a Buti a Piantini, ecco i protagonisti dell’attività diplomatica che in Europa lavorano dietro le quinte o in prima fila per passare dalla fase dell'emergenza a quella della “ricostruzione”21 agosto 2020Salva1Commenta4' di letturaNella lunga maratona che ha condotto lo scorso 21 luglio a Bruxelles, dopo quattro giorni e quattro notti di serrate trattative, al varo del New Generation Eu (all'Italia sono stati assegnati 209 miliardi) un ruolo decisivo l'hanno avuto certamente Angela Merkel e Ursula von der Leyen. Il risultato era tutt'altro che scontato, stante le posizioni di partenza espresse dai paesi “frugali” e dallo schieramento dei paesi di Visegrad. E per una volta ci si potrà sottrarre alla vulgata che vede gli italiani relegati in ruoli marginali quando si fanno sul serio i giochi in Europa, per sostenere che in questa occasione la delegazione che ha seguito le trattative sia nei giorni che hanno preceduto la riunione del Consiglio europeo sia nella fase caldissima dei “bilaterali” delle plenarie si è mostrata all'altezza della posta in gioco.È la dimostrazione che i risultati si ottengono non con prove muscolari ma con la capacità di negoziare, provando a smussare e a ricomporre gli attriti ma anche facendo valere le proprie tesi e posizioni, oltre che nella capacità di tessere alleanze.Leggi anche Qual è il «debito buono» che può aiutare la ricostruzione post Covid?Il ruolo di Paolo Gentiloni L'abilità negoziale del commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni è universalmente riconosciuta. Ma questa volta il rischio che il banco saltasse era altissimo. Un rischio che avrebbe comportato un grave vulnus all'intera costruzione europea proprio nel momento in cui era richiesta una risposta all'altezza della gravità di una crisi senza precedenti. Dossier da esaminare con cura, e da questo punto certamente Gentiloni si è valso dell'expertise del capo di gabinetto Marco Buti, per molti anni direttore generale degli Affari economici e finanziari della Commissione Ue, e di Marco Piantini che è stato consigliere per gli Affari europei prima del presidente Napolitano, poi a Palazzo Chigi con Matteo Renzi e lo stesso Gentiloni. «La stagione della risposta all'emergenza Covid è stata una stagione di rivincita per l'Europa, ha detto Gentiloni nel corso del suo intervento al Meeting di Rimini. Il ritorno in campo dell'Ue «è stata provocata dalla crisi, non è stato facile e non sono mancate difficoltà, contrasti e divisioni tra gli stati membri, tuttavia si può dire che grazie a questa reazione l'idea di Europa è tornata centrale». Quanto all'Italia, ora la sfida è tutta concentrata nella capacità di utilizzare al meglio le risorse del Recovery Fund. Un percorso che vedrà la Commissione Ue, e dunque lo stesso Gentiloni, impegnata in prima persona. «L'Italia è il Paese che in termini assoluti riceverà più soldi e questa è una sfida non solo per Roma ma anche per Bruxelles».L’eredità di Mario Draghi Come si è visto dalle reazioni al discorso di Mario Draghi al Meeting di Rimini, il patrimonio di autorevolezza e credibilità dell'ex presidente della Bce è una risorsa fondamentale da spendere in questa fase di passaggio dalla fase dell'emergenza a quella della “ricostruzione”. Non a caso Draghi ha parlato di “debito buono” e di “debito cattivo”, per esortare implicitamente il Governo a virare con decisione verso politiche in grado di assicurare un futuro alle giovani generazioni. Sul versante più specifico della politica monetaria, dopo un'iniziale incertezza la nuova presidente della Bce Christine Lagarde ha non solo fatto proprio il programma di Quantitative easing lanciato dal suo predecessore, ma lo ampliato portando in sostanza l'intero bazooka messo in campo da Francoforte a oltre 1.300 nel totale degli strumenti a disposizione. Operazione fondamentale per garantire che il debito pubblico continui a finanziarsi a tassi contenuti e che lo spread (ora nei dintorni dei 140 punti base) possa scendere ancora.L'accorta vigilanza del Qu
irinale Tutti i passaggi che hanno condotto all'accordo sottoscritto dal Consiglio europeo sono stati attentamente seguiti dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che fin dall'esplodere della pandemia ha auspicato che la risposta europea fosse all'altezza della crisi in atto. Una vigilanza che ora il Colle eserciterà sul versante del Recovery Plan che il Governo presenterà entro metà ottobre. Lo ha detto con nettezza lo scorso 4 agosto intervenendo in occasione della cerimonia per i 50 anni dalla nascita delle regioni a statuto ordinario: Il Recovery fund «non sia un passaggio della diligenza cui attingere ma occasione di storico rilancio per l'Italia». I fondi europei sono un «appuntamento da non perdere per incidere sui nodi strutturali con riforme e investimenti strutturali, con il recupero di ritardi decennali».

La “diplomazia” di Palazzo Chigi e del Mef Non vi è dubbio che la conclusione del Consiglio europeo abbia ricevuto il plauso del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: le richieste avanzate dall'Italia hanno ottenuto pieno riconoscimento. Il lavoro svolto dal suo staff, in particolare dal consigliere diplomatico Pietro Benassi ha dato i suoi frutti. «Bruxelles, Consiglio europeo, 20 luglio 2020 ora 05,33, accordo concluso, giornata storica», ha postato su Facebook. Al pari delle trattative condotte in parallelo dal ministro dell'Economia Roberto Gualtieri (che per dieci anni ha presieduto la Commissione Affari economici e monetari) e dal suo staff di consiglieri al Mef. Anche il ministro per gli Affari europei Enzo Amendola ha preso parte alla maratona di Bruxelles, e ora sarà chiamato a gestire in prima persona la partita del Recovery Plan italiano coordinando i lavori della cabina di regia istituita a Palazzo Chigi.Dalle trattative ai programmi La fase che si è aperta all'indomani del Consiglio europeo si annuncia non meno impegnativa delle trattative condotte per pervenire all'accordo dei 27 paesi europei. Qui la questione rischia di complicarsi perché il lavoro condotto con successo dalle varie “diplomazie” impegnate sul campo va tradotto ora in programmi concreti e credibili, sia sul fronte delle riforme che su quello degli investimenti. Il rischio è evidente: la lista degli interventi chiesti ai vari dicasteri va calibrata con attenzione, occorre definire nel dettaglio le priorità e indicare una rotta. Occorre in poche parole un progetto-paese, una visione e su questo aspetto la coalizione che sostiene il Governo rischia di non mettere in campo la necessaria unità e uniformità di intenti. Non è questa l'occasione di improvvide “spartizioni” di risorse, da utilizzare in via esclusiva alla ricerca del consenso da spendere in chiave politico/elettorale. Per non vanificare il lavoro svolto in sede di trattativa, occorre ora uno scatto che vada nella direzione indicata sia da Draghi che da Mattarella. In gioco non è il consenso, ma il futuro del Paese.Per approfondireQual è il «debito buono» che può aiutare la ricostruzione post Covid?Come sarà il Recovery plan italiano: riforma dell'Irpef e investimenti al 3%Riproduzione riservata ©Paolo GentiloniConsiglio EuropeoMarco ButiUnione EuropeaMarco PiantiniPer saperne di piùloading...