lastampa.it
Dir. Resp.
Tiratura: n.d. - Diffusione: n.d. - Lettori: 190996
Edizione del 22/08/2020
Estratto da pag. 1
Se i colossi del web si spartiscono le galassie - Ultime notizie di cronaca e news dall`Italia e dal mondo
Menu di navigazione
Elon Musk e la capsula Dragon 2 di SpaceX
Per millenni i filosofi occidentali si sono interrogati se lo spazio fosse pieno o vuoto, se fosse statico o in movimento. Oggi che i filosofi non ci sono più, e al loro posto ci sono i guru della Silicon Valley, a nessuno interessa più sapere come sia lo spazio. L’importante è conquistarlo. Lo abbiamo visto lo scorso 30 maggio, nel pieno del lockdown globale, quando il mondo si è fermato per assistere in diretta alla partenza dal Kennedy Space Centre della capsula cargo Dragon 2 di SpaceX, per poi agganciare la Stazione Spaziale Internazionale (Iss) e fare ritorno sulla Terra pochi giorni fa, il 2 agosto.
Come il 16 luglio del 1969, quando l’Apollo 11 lasciò il Kennedy Space Centre per permettere al primo uomo di posare piede sulla Luna, esattamente quattro giorni dopo, il 20 luglio. Tutto come allora, tutto diverso.
Allora la corsa allo spazio nacque all’epoca della Guerra Fredda, quando era necessaria un’economia a trazione statale in cui, per dirla con Sandro Pertini, era il momento di riempire gli arsenali e svuotare i granai, mobilitando la Nazione, aumentando la produzione, la spesa pubblica, convertendo le fabbriche e generando insieme al sogno del viaggio interstellare anche un’importante balzo tecnologico e un indotto a favore dell’intera comunità. Oggi che la guerra non è certo finita, ma si prosegue con altri mezzi, gli Stati hanno dovuto rinunciare alla conquista dello spazio, tagliando le sovvenzioni e smantellando le infrastrutture. O meglio, oggi lo Stato finanzia la ricerca, lo sviluppo, investe, ma poi si fa da parte. Si ferma prima dell’ultimo miglio. E lascia che siano i privati a concludere il lavoro, a mettere il cappello sullo spazio, a estrarne valore. Come la capsula Dragon 2 di SpaceX, azienda aerospaziale fondata nel 2002 da Elon Musk con l’idea di inventarsi il turismo spaziale e, già che c’è, di conquistare Marte.
Il capitalismo estrattivo dopo avere succhiato ogni goccia di sangue dal pianeta terra ha bisogno di nuovi territori, lo scriveva Rosa Luxemburg quasi un secolo fa: lo spazio esterno non ancora colonizzato è necessario al capitale per superare il virus della crisi iscritto nei suoi geni. Oggi che i flussi di capitali si muovono incessantemente verso un’unica direzione, fuori dall’economia tradizionale e dentro le piattaforme digitali, oligopoli in cui è racchiuso l’intero plusvalore tecnologico, tutto è nelle mani dei nuovi conquistadores.
Lo Stato ara, semina, concima, per lasciare al privato la raccolta, grazie ai prestiti a fondo perduto, all’enorme liquidità immessa dalle banche centrali per salvare gli Stati stessi dalla crisi del debito, che però finiscono con l’abbattere i tassi fino allo zero fornendo ulteriore carburante agli stessi oligopoli digitali. E così a vendemmiare alla fine sono sempre le Big Tech,che da sole capitalizzano quasi quanto mezza Europa. Un circolo vizioso che deve essere interrotto. Lo ha detto Mario Draghi al Meeting di Rimini, il debito buono va usato per investimenti e ricerca per restituire ai giovani il futuro e nuove opportunità.
Oggi lo spazio è in mano alle platform della Silicon Valley: oltre alla Space X di Elon Musk (PayPal, Tesla) ecco le crociere turistiche spaziali organizzate dalla Virgin Galactic di Richard Branson (Virgin) e dalla Blue Origin di Jeff Bezos (Amazon); i viaggi interstellari progettati dalla Breakthrough Starshot finanziata da Mark Zuckerberg (Facebook). Bezos e Musk addirittura si sfideranno nel mercato dei satelliti, la nuova rete che collegherà la Terra. La nuova frontiera. L’Arcobaleno della Gravità narrato da Thomas Pynchon, la parabola del missile che dalla Germania nazista doveva colpire Londra durante la Seconda Guerra Mondiale, oggi racconta la traiettoria dell’economia finanziaria contemporanea: quella che una volta era ricerca pubblica messa a valore dallo Stato è oggi il videogioco intergalattico il cui joystick è saldamente in mano a visionari anarcocapitalisti della Silicon Val
ley.
Sono loro i filosofi occidentali all’alba del terzo millennio, i nuovi guru, di cui non sappiamo quanto stia a cuore conoscere la forma e la sostanza dello spazio e quanto invece soddisfare il loro ego, conquistando l’ignoto per estrarne profitto. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Codice Fiscale 06598550587
P.iva 01578251009