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Dir. Resp.
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Edizione del 21/08/2020
Estratto da pag. 1
Libano, Mali, Bielorussia. Ecco dove va l’Italia. Parla la viceministra Del Re
Libano, Mali, Bielorussia, sono giorni caldi per la geopolitica internazionale.L’Italia è impegnata su ciascuno di questi fronti, e i fari che guidanol’impegno della Farnesina sono, da sempre,  la cooperazione e i diritti umani.Lo ha spiegato a Formiche.net la viceministra degli Esteri Emanuela Del Re,ospite al Meeting di Rimini all’evento organizzato in collaborazione con ilministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, AssociazioneItaliana Calciatori e Sky Sport, “Calcio e cooperazione giocano nella stessasquadra“.Viceministra, lei è stata ospite al Meeting di Rimini per parlare dei valoriche uniscono cooperazione e sport. Quali sono questi valori, e che cosasignifica che la cooperazione passa per un corretto modello educativo?La mia partecipazione al Meeting è stata molto importante perché abbiamopotuto, insieme alla Cooperazione allo sviluppo e quindi alla direzionegenerale della Cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri e all’Aics(Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo), fare una proposta moltointeressante che unisce i valori della cooperazione a quelli del mondo dellosport. In un progetto concreto che ha l’obiettivo di propagare l’approcciobasato su valori di inclusività, di apertura e di competizione sana, ma anchedi farlo diventare una forma di sviluppo vero e proprio per le persone incontesti difficili, in paesi fragili e in contesti di crisi.Come fare tutto questo in maniera concreta?Questa unione è particolarmente virtuosa, innanzitutto perché il mondo delcalcio italiano è leader sul piano globale e sicuramente è sempre stato esempiodi fair play e di coinvolgimento dei giovani. Poi perché calciatori come SimonePerrotta e Damiano Tommasi hanno una tale notorietà che permette di diffonderequesti principi a tutti e in maniera diretta e incisiva. Erano poi presentiall’incontro anche Alessandro Del Piero e Sara Gama, presenza quest’ultima cheho particolarmente apprezzato come donna, perché tutte noi donna siamo“calciatrici della vita”. Anche lei infatti ha una grande responsabilità come“role model”, in quanto incarna proprio i principi più importanti dellacooperazione, e per questo può portarli nel mondo.Questi sono giorni caldi dal punto di vista climatico ma anche geopolitico.L’Italia ha da poco inviato una missione umanitaria in aiuto al Libano, ilnostro paese come intende dare sostegno alla popolazione libanese martoriatadall’esplosione oltre che dal lockdown?L’Italia in Libano ha un ruolo importante da sempre, sono decenni che abbiamole nostre organizzazioni della società civile operative sul campo. Questo vuoldire che noi siamo stati vicini al popolo libanese sempre e in tutte le suefasi storiche. Oggi però questa presenza assume un valore ancora piùimportante. Ci troviamo di fronte al momento più tragico di una crisi che però,per citare Gabriel Garcia Marquez, era già annunciata. Non ci aspettavamocertamente questa esplosione, ma sapevamo che la situazione era giàparticolarmente grave, sotto tutti i fronti: crisi energetica terribile,mancanza di produzione che rende il paese non indipendente, problemi disettarismo in tutto il Paese. Sapevamo quindi già che fosse necessario uncontinuo rapporto con il Libano.C’è spazio per l’Italia in Libano anche nella situazione attuale, e qual è ilruolo che può giocare?Nella situazione attuale alla cooperazione si unisce anche la necessità diintervenire sull’emergenza. Che vuol dire che dobbiamo assolutamente tamponarela crisi spaventosa di Beirut, senza dimenticarci però che se non facciamo unprogetto di aiuto al Paese nel suo complesso, questo non potrà ripartire.Bisogna perciò fare dei discorsi a breve, medio e lungo termine. A tal fine lasettimana scorsa ho fatto alcune riunioni con tutte le unità sul campo, percapire quali sono i problemi e ragionare su quello che è stato fatto e quelloche si può fare. Pochi giorni fa ho poi tenuto una riunione con tutti gliattori istituzionali, compreso il ministero della Difesa, in un tavolo dicoordinamento per il Libano in cui è presente anche Confindustria, Anci,Caritas.Come si st
a quindi procedendo?Ci sono due ordini di approccio. Da un lato è olistico, per affrontarel’emergenza e aiutare il paese nella sua interezza, senza dimenticare i gruppivulnerabili sparsi ovunque. Ma allo stesso tempo è necessario avere unapproccio multi-stake-holders che vede tutti gli attori coinvolti e dialoga conloro. In questo momento c’è molta necessità di tutto questo. Anche perché, adesempio, avremo una fase di ricostruzione importante. Dopo la guerra deiBalcani c’è stato il famoso Stability plan, in cui era previsto un programma diricostruzione molto articolato. Credo e auspico che arriveremo a fare una cosasimile in Libano. Con l’aiuto di tutti.Volando verso l’Africa, martedì la capitale del Mali si è svegliata al suonodei kalashnikov. Secondo gli analisti il golpe rischia di rappresentare unbrutto colpo per Macron. Un eventuale insuccesso militare della Francia puòrappresentare una minaccia anche per la missione italiana?Noi stiamo facendo un appello perché si ristabilisca l’ordine costituzionale eche si liberino i prigionieri politici. Il nostro auspicio è che ci sia unnuovo ordine assolutamente rispettoso delle leggi. L’episodio del Mali però cidice, fondamentalmente, che è giunta l’ora di guardare al Sahel con maggioreattenzione. Questo lo dico all’Unione europea. L’impegno francese è noto, maallo stesso modo anche l’impegno italiano. Negli ultimi due anni abbiamo apertodue ambasciate, una in Burkina Faso e l’altra in Niger. Abbiamo una piccolapresenza in Niger. Siamo estremamente attenti rispetto all’area, ed è giuntal’ora che anche l’Unione europea si renda conto del bisogno di maggioreimpegno, non solo militare. Bisogna fare un progetto più ampio che rispondaalle istanze delle popolazioni.Bruxelles ha annunciato sanzioni mirate per quanto sta succedendo inBielorussia, non riconoscendo il risultato delle elezioni che hanno vistoLukashenko uscirne vincitore. Qual è l’auspicio dell’Italia e del governoitaliano? Serve una ripresa del dialogo?Noi naturalmente siamo sempre preoccupati, in tutti i Paesi del mondo, chevengano rispettati i diritti umani. È uno degli elementi fondamentali dellanostra politica, siamo portatori di questi valori, anche all’interno delConsiglio delle Nazioni Unite. Lukashenko è al potere da tantissimi anni, èstato sempre seguito, e lo è in questa fase in particolare. La protesta dipiazza pacifica è l’indicazione di un momento di transizione importanteall’interno del quale noi dobbiamo puntare, soprattutto, a un processodemocratico.Oggi su Formiche.net spieghiamo che l’avvelenamento dell’attivista Navalny,simbolo dell’opposizione a Putin, potrebbe essere molto problematico per ilpresidente russo. La vicenda, seppure non riconducibile a Putin se non altroper mancanza di prove, è stata legata dagli analisti a quella bielorussa. Moscarischia di essere ancora più isolata?Io ho visto diversi episodi di questo tipo e sono molto dispiaciuta daquest’ultimo episodio gravissimo. Ha colpito una persona che ha un ruolopolitico e c’è un grande dolore, prima di tutto come cittadina del mondo. Nonabbiamo però elementi, per il momento, e quindi non possiamo esprimere giudizi.Certamente andrà fatta chiarezza, questo sì. Ma in questo momento possiamosolamente sperare che Navalny ce la faccia ad uscire dal coma e a rimettersi insalute. Poi le conseguenze politiche si vedranno. È ancora impossibileesprimersi se non si hanno elementi concreti.La pandemia come ha modificato le relazioni internazionali? C’è bisogno di piùcooperazione contro questo nemico invisibile del virus, che ci rende tutti piùsospettosi?Dal mio punto di osservazione privilegiato, che mi permette di vedere a tuttocampo, devo dire che nonostante la pandemia ovviamente sia un motivo di crisispaventosa con risvolti molto tragici, allo stesso tempo, eccetto alcuni casidi radicalizzazione delle posizioni, nell’ambito dell’Unione europea si èverificata molta unità. Non avevo mai sentito parlare così tanto dicooperazione e di “squadra europea”, con la partecipazione attiva e convinta ditutti i Paesi europei, anche da parte di Paesi solitamente
più riluttanti. Siparla spesso, negli incontri, di Paesi fragili da aiutare, di una visione delmondo basata su partenariati alla pari in cui l’Europa si pone effettivamentecome paese collaborativo che però non fa differenze e che cerca di costruite lestrategia attraverso un dialogo diretto con i Paesi fragili. Credo che daquesto punto di vista la pandemia abbia portato almeno questo frutto positivo.Che clima ha trovato al Meeting di Rimini, c’è bisogno di più confronto edialogo per costruire un orizzonte comune?Il motivo del successo della formula di Rimini, che va avanti dagli annisettanta, è il fatto di voler discutere. Io credo che, mentre da un lato inquesto momento spesso la discussione viene interpretata come espressione di unsingolo che afferma le proprie idee in maniera decisa, in generale ci siauspica sempre un contraddittorio che permetta il dialogo tra persone cheespongono in maniera chiara pensieri diversi. Il Meeting di Rimini, frequentatoda politici di tutti gli schieramenti, in realtà è un luogo dove appunto questodialogo, questa espressione di idee diverse tra più persone, avviene. Ed è unmodello che rispecchia la grandissima parte dell’opinione pubblica italiana: lavoglia di discutere le questioni in maniera approfondita e pacata.